La mantovana Bompieri, uno dei più grandi allevatori italiani di suini, dice no alle gabbie per le scrofe durante la gestazione e il parto. Il sistema definito fortemente negativo per il benessere animale dall’Efsa, l’Autorità europa per la sicurezza alimentare, è ancora consentito dalla legge per il primo mese di gravidanza e per l’intera durata del periodo di allattamento. Bompieri diventa così il primo produttore in Italia ad aderire a una delle richieste della campagna Sos Pig portata avanti dall’associazione Essere Animali.
Tempo fa l’azienda era finita al centro delle denunce di alcune associazioni animaliste per crudeltà e maltrattamenti degli animali. Oggi, invece, Bompieri si impegna formalmente alla rimozione delle gabbie di gestazione e di allattamento in tutte le scrofaie del gruppo entro il 31 dicembre 2026. I box parto realizzati per ospitare le scrofe durante l’allattamento avranno una superficie di almeno 7 metri quadrati e saranno anche provvisti di una “zona nido” per tutelare il benessere dei suinetti, con dispositivi anti-schiacciamento. Rispetto alle richieste della campagna Sos Pig, la Bompieri si è inoltre impegnata a sviluppare un piano di monitoraggio e riduzione dell’impiego di antibiotici, dopo aver già da diversi anni abbandonato il taglio della coda in tutti i suoi allevamenti e la limatura e il taglio dei denti nei suinetti.
Secondo i dati dell’ultimo Eurobarometro, il 91% degli italiani si dice favorevole all’introduzione del divieto di allevamento in gabbia e chiede che nelle etichette alimentari vengano valorizzati i prodotti con i più alti parametri di benessere animale. Nel 2018 un centinaio di associazioni animaliste in tutta Europa, coordinate da Ciwf, hanno aderito alla campagna “End the cage age”, che ha raccolto oltre 1,4 milioni di firme per chiedere all’Unione europea di porre fine all’uso di ogni tipo di gabbia per gli animali allevati a scopo alimentare. L’iniziativa aveva spinto prima il Parlamento europeo a votare per chiedere la fine dell’uso delle gabbie negli allevamenti, e poi la Commissione a impegnarsi per presentare una proposta legislativa in questo senso entro la fine del 2023. Ad oggi, però, nessuna proposta di legge si è concretizzata, poiché nel mentre la Commissione ha chiesto un supplemento di valutazione sui fondi. Tutto, dunque, è rimandato alla prossima legislatura.
Nel frattempo, le associazioni portano avanti la battaglia a livello nazionale: «Quando si parla di cambiamenti che possano ridurre la sofferenza dei maiali negli allevamenti intensivi italiani viene spesso messa in dubbio la fattibilità e la sostenibilità economica di questi interventi – sostiene Elisa Bianco, responsabile Corporate engagement di Essere Animali -. Eppure l’esempio di Bompieri Allevamenti dimostra che ridurre la sofferenza di scrofe e maiali non solo è possibile, ma è anche realizzabile in tempi brevi e su larga scala nel nostro Paese. Questo è un esempio di come il cambiamento nel settore possa partire anche dalla volontà degli allevatori stessi, soprattutto se ricevessero il dovuto supporto di supermercati e salumifici, responsabili di sostenere il corretto sviluppo delle filiere e spiegare con trasparenza ai consumatori cosa stanno acquistando».
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