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Music

Morto Burt Bacharach, l’uomo che inventò la pop music (e conquistò Hollywood)

today5 Maggio 2023

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Se guardiamo alle grandi coppie d’autori che hanno rivoluzionato il concetto di popular music creando un imprescindibile corpus di standard, il Novecento americano si divide perfettamente a metà: la prima porta i nomi di George e Ira Gershwin, la seconda quelli di Burt Bacharach e Hal David. Questo giusto per rendere l’idea di quale immane perdita sia la morte di Burt Bacharach che a 94 anni, quasi fosse un patriarca biblico, se n’è andato nella sua casa di Los Angeles, lasciando dietro di sé innumerevoli sinfonie di tre minuti che per comodità chiamiamo canzoni pop.

La sua vicenda personale è una perfetta chiave di lettura per interpretare mezzo secolo di storia della musica e del costume: dallo studio di classica e jazz alla direzione dell’orchestra di Marlene Dietrich, dall’irripetibile collaborazione con David nel periodo d’oro del Brill Building alla carriera a Hollywood culminata in tre Oscar. Sullo sfondo amicizie nel bel mondo e travolgenti passioni. Per noi, un’eredità di grandi pezzi pop come I say a little prayer, Raindrops keep falling on my head e I’ll never fall in love again, senza le quali il mondo sarebbe decisamente più povero.

Gli esordi con Marlene Dietrich

Di famiglia ebrea tutt’altro che praticante, Bacharach nacque a Kansas City, non un posto qualsiasi per gli appassionati di jazz. Trascorse l’infanzia a New York per seguire il lavoro del padre Bert Bacharach, giornalista piuttosto popolare nell’America della Grande Depressione. Ma Burt per fortuna prendeva da mamma, pianista dilettante che gli insegnò i primi rudimenti dello strumento. E capì subito cosa voleva fare da grande: da qui gli studi di musica classica, sporcati dal jazz quel tanto che bastava. Nei primi anni Cinquanta prestò servizio militare in Germania per due anni, come si usava all’epoca. E fu una fortuna: l’orchestra dell’Us Army era una palestra straordinaria per chi puntava a vivere di musica. Da lì a ritrovarsi in tour mondiale come direttore dell’orchestra di Marlene Dietrich, diva tedesca divenuta icona di Hollywood, il passo fu breve.

Il sodalizio con Hal David

Ma, più che suonarla, Burt la musica voleva scriverla. E così, a partire dal 1957, entrò a far parte della scuderia del Brill Building, il palazzone di Broadway in cui, per la prima volta, un manipolo d’autori che andava da Leiber e Stoller a Goffin e King, provò a industrializzare il processo della composizione per la nascente industria discografica. Bacharach faceva coppia con David e sfornò hit del peso di Magic Moments, portata al successo da Perry Como. Nel 1961 scopre la cantante Dionne Warwick e la fa grande regalandole perle come Don’t make me over, Walk on by e la stessa I say a little prayer. Arrivano gli anni dei Beatles (che di Bacharach incidono Baby, it’s you) e della British Invasion, delle band inglesi che conquistano gli Usa e Bacharach (che incontra i Beatles al concerto organizzato dalla Regina Madre nel 1963), in un certo senso, rappresenta la controffensiva americana: col suo inconfondibile tocco orchestrale, il gusto per gli arrangiamenti sinfonici, quelle trombe che spiccano sui tappeti d’archi, conquista la Swinging London fino a diventarne un’icona.

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La musica per il cinema

Poi c’è la sua attività per il cinema che, nella migliore delle tradizioni, comincia per gioco, con la colonna sonora di What’s the new, pussycat? (1965), confusionario cult movie in cui appaiono insieme Woody Allen e Peter Sellers, ed esplode con Raindrops keep falling on my head, scritta per Butch Cassidy (1969). E furono subito due Oscar (nel 1970 per miglior canzone e miglior colonna sonora), traguardo raggiunto anche nel 1982 con il tema di Arthur. Amante del buon vivere e icona di stile, Bacharach si è sposato quattro volte e si è sempre divertito alla grande. Negli anni Novanta, la collaborazione con Elvis Costello (l’album Painted from memory è un capolavoro) e i cameo nella saga cinematografica di Austin Powers trasmettono il suo corpus alle generazioni più giovani. Burt torna a fare tour mondiali, come quand’era giovane.

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Scritto da: redazione

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