A Francavilla Angitola, in provincia di Vibo Valentia, c’è un’azienda agricola che non coltiva solo ortofrutta, ma anche un futuro di dignità per chi fugge dal caporalato. A guidarla è Stefania Mazzotta, che ha 38 anni e quattro figli, e che dal 2019 accoglie migranti e insegna loro le competenze necessarie per trovare un lavoro nei campi. Da Stefania arriva chi ha affrontato viaggi disperati, a piedi, oppure nascosti nei barconi, sotto i camion, attraversando boschi e montagne, spesso di notte, per superare confini blindati. Sono stati respinti. Poi sono entrati, e sono diventati vittime del caporalato. I primi ragazzi li ha accolti a casa sua, insieme alla sua famiglia; col tempo ha acquistato un lotto di terreno e ha costruito proprio per loro una casa di legno dove ancora oggi vivono i due primi arrivati, Salvatore e Isacco, insieme ad altri sette ragazzi.
Stefania Mazzotta è una delle donne agricoltrici a cui la Coldiretti oggi consegna il premio “Amiche della terra, storie di donne che nutrono il mondo”. Giunto alla sua seconda edizione, il riconoscimento celebra l’impegno, la passione e la dedizione delle imprenditrici e punta a promuovere l’agricoltura al femminile. In Italia oggi si contano oltre 200mila imprese rosa, pari al 30% delle aziende agricole nazionali. «Il profilo delle imprenditrici agricole oggi è molto alto – spiega il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – il 25% di loro ha una laurea e il 50% associa all’attività primaria della semplice coltivazione tante altre attività come agriturismo, agriasili, fattorie didattiche, agri cosmesi e una particolare attenzione al sociale». Tra le imprenditrici agricole spicca la quota giovane: circa 13mila aziende sono infatti guidate da donne under 35, che puntano su innovazione e tecnologia. Le agricoltrici sono presenti in tutta Italia, con Sicilia, Puglia e Campania ai primi posti per numero di aziende agricole femminili. Più del 60% adotta pratiche sostenibili, come il biologico, promuovendo la tutela della biodiversità e il benessere animale.
Tra le storie premiate nella categoria “Donne e futuro” c’è quella di Sara Manganone, che in Val D’Aosta ha rivitalizzato il vigneto di famiglia, abbandonato da decenni, creando la prima eco-rotaia al 100% sostenibile per raggiungere i ripidi terrazzamenti e coltivare anche nelle aree più impervie. Doris Begnozzi si è invece aggiudicata il premio nella categoria “Cambio vita”: stressata dai ritmi frenetici della vita cittadina ha deciso di mollare tutto e dopo il Covid, si è rimessa in gioco. Da esperta di marketing si è trasformata in contadina aprendo da zero un’azienda agricola per inseguire la sua passione, quella per le piante e per i fiori. Oggi dirige una vera e propria serra “zen”, un luogo di rinascita e inclusione dove bambini e adulti scoprono la magia della natura attraverso eventi e laboratori sensoriali.
Tra le premiate nella categoria “Creatività” c’è Gloria Merli, che ha trasformato la sua passione per gli alpaca in un’attività unica nelle campagne piacentine, dove con creatività trasforma la lana in abiti e accessori artigianali. In Veneto invece Valentina Galesso ha trasformato la sua tenuta in un rifugio di benessere incentrato sulla lavanda: attraverso un percorso ispirato ai cammini dei Templari, nel suo labirinto di lavanda più grande d’Italia offre un viaggio alla riscoperta della bellezza e della serenità nella connessione con la natura che le è valso il premio nella categoria “Agriwellness”. In Toscana, infine, Barbara Conti ha vinto il premio “Agricoltura eroica” per aver fatto letteralmente rinascere un piccolo borgo di 30 anime, che stava scomparendo, grazie alla sua agri-gelateria a km 0, diventata una vera e propria calamita per tutti gli abitanti del circondario.
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