In Italia il tumore al seno colpisce 55 mila donne ogni anno, una su otto. Ma sopravvivenza è abbastanza alta, a cinque anni è dell’88 per cento, ma supera il 90 quando la malattia è individuata negli stadi iniziali. Per contrastarlo insomma serve la “cosiddetta prevenzione primaria, ancora sottovalutata, che può agire sui “fattori modificabili” che accrescono il rischio di tumore al seno, come il consumo di alcol, il fumo, la sedentarietà e l’obesità”, spiega su Vanity Fair la dottoressa Elisa Vicini, chirurga senologa dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
Perché tutti questi casi
“Principalmente perché la maggior parte dei tumori al seno è strettamente collegata al sistema endocrino femminile. Ed è connessa a svariati fattori di rischio sensibili a ormoni femminili quali estrogeni o progesterone. Negli ultimi decenni c’è stato un aumento dei casi che ha poi raggiunto una fase di stabilità ancora attuale; sono state le tante nuove diagnosi precoci a “confondere” i dati. C’è però da dire che, nel caso dello Ieo, la rappresentazione è un po’ diversa rispetto a quella degli altri ospedali: trattandosi di un grosso centro di riferimento, abbiamo un’affluenza maggiore da parte di pazienti più giovani o che hanno già avuto altri tumori più complessi”
Perché si ammalano sempre più giovanissime
“È un fenomeno attribuibile a tre diversi fattori. Primo, gli stili di vita sbagliati degli ultimi decenni: un’alimentazione poco attenta alla salute, fumo e alcol, che sono più diffusi tra i giovani. Secondo, oggi grazie a esami di prevenzione si possono diagnosticare alcune forme molto precoci che avrebbero portato a sviluppare un tumore vero e proprio a distanza di anni. Terzo, nelle sindromi genetiche talvolta c’è un anticipo dell’età di insorgenza del tumore nella discendenza”
La diagnosi precoce
“Solo con lo screening mammografico. In particolare, la diagnosi precoce si ha quando una paziente asintomatica, cioè una donna che non percepisce nulla di strano nel suo seno, va a fare un esame di prevenzione e solo dalle immagini mammografiche (e poi, eventualmente, da quelle ecografiche) si rileva un tumore che ancora non dà segno clinico di sé. In linea generale, per poter trovare tumori ancora piccoli o in fase molto precoce, bisognerebbe sottoporsi a una mammografia ogni anno a partire dai 40 anni. Dai 35, invece, il suggerimento è di almeno una visita senologica con successiva ecografia”
Le mutazioni genetiche: ecco come intervenire
“Le più conosciute mutazioni genetiche che possono causare questo tipo di malattia sono quelle
del Brca1 e del Brca2. Oggi vengono valutate anche altre mutazioni correlate all’insorgenza del tumore alla
mammella o di altri organi e con un rischio un po’ inferiore rispetto a quello del Brca1 e Brca2. Purtroppo, però, esistono forme familiari che sono ancora “orfane” di geni”.
Le neoplasie in situ
“Perché permette di diagnosticare le forme pre-tumorali, quelle che noi chiamiamo neoplasie in situ. In altre parole, non trova noduli ma calcificazioni, qualcosa di strano: trova uno stadio iniziale del tumore che non è ancora in grado di generare metastasi, al momento è localizzato nel seno e va trattato solo localmente. L’aderenza allo screening può sembrare bassa, questo non significa però che le donne ignorino totalmente la prevenzione: in molti casi, si sottopongono a esami in
autonomia, con il sistema sanitario o da private. Altre eseguono uno screening personalizzato su
prescrizione del proprio medico o del senologo. Altre ancora, invece, li evitano del tutto perché hanno paura di sapere. Questa è un’attitudine nei confronti della vita personale che tentiamo di modificare attraverso l’informazione. Incoraggiamo l’adesione ai programmi di prevenzione specificando che una diagnosi precoce spesso porta con sé un trattamento sia chirurgico sia medico molto più lieve rispetto a una diagnosi tardiva: nel primo caso, la paziente si sottopone a un piccolo intervento in day hospital che non modifica l’estetica del seno se non in maniera irrisoria; e può anche non esserci la necessità di terapie mediche o di chemioterapia. L’importanza sta nel fatto che la mammografia può diagnosticare forme di tumore così precoci da non essere considerate invasive, ma solo neoplasie in situ da trattare, come abbiamo detto, in maniera molto lieve”
Foto pixabay gratuite
Post comments (0)