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Amiche da quando erano bambine, hanno imparato a insieme a camminare e si sono rialzate insieme dopo un incidente che ha cambiato le loro vite per sempre. Quattro anni fa Giulia Muscariello e Chiara Memoli sono sedute su un muretto a Cava dè Tirreni (Salerno) a chiacchierare ma in un attimo Giulia capisce che un’auto incombe su di loro e che non si fermerà per tempo. Non sta su a pensarci e spinge via Chiara per metterla in salvo ma non fa in tempo a mettere in salvo se stessa dall’impatto. È così che si risveglia in un letto d’ospedale con l’amica Chiara al suo fianco ma senza la gamba sinistra: le è stata amputata all’altezza della coscia.
Giulia Alfiere della Repubblica
Un gesto che arrivò all’attenzione del Quirinale, dove Sergio Mattarella nominò Giulia Alfiere della Repubblica dando così notorietà a una storia fatta di un’amicizia che non è rimasta scalfita dal dolore e nemmeno dalle differenti scelte universitarie. Le due amiche avevano 18 anni e, da allora, Giulia ha dovuto imparare di nuovo a camminare con Chiara sempre pronta a sostenerla. Lo ha fatto in tutti i modi, anche organizzando una raccolta fondi per sostenere le cure dell’amica che l’aveva salvata.
Le due dottoresse
Quattro anni dopo, infatti, le due amiche si sono ritrovate entrambe dottoresse, a qualche giorno di distanza, entrambe pronte a celebrare il successo dell’altra. Giulia si è laureata in Lettere moderne, Chiara in Ingegneria biomedica, una scelta dettata dal sogno di poter aiutare Giulia con una protesi. “Dopo il fatto dell’incidente – dice al Corriere della Sera – ho cominciato a vedere, proprio osservando Giulia, che cose fantastiche poteva fare un ingegnere in quest’ambito. E quindi è grazie a lei che mi sono avvicinata a questo mondo e ho scelto questo corso di laurea. Ora mi sono iscritta alla magistrale in Strumentazione biomedica che si occupa, fra le altre cose, di progettare le componenti elettroniche dei singoli strumenti oppure dei sensori e dei collegamenti all’app come quelli che usa Giulia per la sua gamba”.
L’incidente resta solo un brutto ricordo
Ma a parte questo, di quell’incidente “non c’è più niente da dire”. Rimane per entrambe un brutto ricordo da usare come simbolo della forza di Giulia: “Quando è preoccupata o indecisa per qualcosa – dice Chiara – le dico sempre: sei stata capace di superare quel che ti è successo, non ti farai spaventare da una piccola scelta! Lei è davvero speciale. Il giorno della sua laurea io c’ero e alla fine l’ho abbracciata e ho pianto come forse non avevo mai fatto da quella sera tragica. Ho metabolizzato tutto, finalmente”.
La forza di Giulia
Ed è la stessa Giulia a sapere di essere forte e autonoma: ora è pronta a iniziare il percorso magistrale in Filologia per arrivare un giorno a insegnare. Le difficoltà ci sono state, ma le ha superate, e continuerà a farlo: “Mai avrei immaginato di riuscire a vivere da sola in una grande città. E invece ora so che posso farcela. Sono autonoma, guido, ho trovato casa, ho molti amici. Avere persone vicine che ti aiutano è una cosa bellissima, ma avevo bisogno di capire se potevo cavarmela da sola e adesso so che la risposta è sì”.
Certo le fragilità non mancano, come nella vita di tutti. L’ostacolo più grande? “Mostrarmi, soprattutto al mare. Ho fatto fatica a superare questo passaggio ma alla fine ho capito che dovevo trasformare quel punto debole in un punto di forza e sa che ho fatto? Ho cercato di rendere più belle le mie protesi. Quella da mare adesso è rosa brillantinata, quella da tutti i giorni è dorata”.
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