La vendemmia 2024 si fermerà a quota 41 milioni di ettolitri il 7,1% in più rispetto allo scorso anno che – va ricordato – tra siccità e attacchi della peronospora aveva registrato il raccolto più scarso degli ultimi 70 anni. È quanto è emerso dalla presentazione dalle previsioni dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini ieri a Ortigia (Siracusa) in occasione dell’Expo Divinazione che precede il G7 dell’agricoltura. Anche il raccolto 2024, quindi, resterà ben al di sotto (-12,8%) della media produttiva dell’ultimo quinquennio facendo così tirare un sospiro di sollievo ai produttori che temevano invece una vendemmia abbondante in un quadro di giacenze rilevanti e di consumi poco brillanti sia sul mercato interno che all’estero.
«Nel complesso – commentano all’Osservatorio Assoenologi-Ismea-Uiv – un’annata contenuta nella quantità ma complessivamente di qualità buona, con diverse punte di ottimo nonostante le bizzarrie del tempo». Per gli amanti delle statistiche, a causa del forte calo produttivo in Francia (-18%), l’Italia riconquista il primato produttivo mondiale nel vino. Da un punto di vista geografico la vendemmia ha fatto registrare una sostanziale tenuta al Nord (+0,6%), un significativo recupero al Centro (+29,1% dopo che nel 2023 l’Abruzzo aveva perso a causa del fungo della peronospora oltre il 70% della propria produzione) e un incremento al Sud (+15,5%). Tra le singole regioni si conferma la leadership del Veneto (11 milioni di ettolitri, stabile rispetto al 2023). In ripresa Emilia-Romagna (7,1 milioni +7%) e Puglia (7 milioni, +18%). Rimbalzo significativo per due regioni vocate come Toscana (2,3 milioni di ettolitri, +30%) e Piemonte (2,6 milioni, +10%). La siccità ha lasciato il segno in Sicilia (2,3 milioni di ettolitri, -16%). Stabile il Friuli-Venezia Giulia (1,59 milioni), in calo il Trentino-Alto Adige (1,3 milioni, -12,4%).
«Le stime vendemmiali – ha commentato il presidente di Ismea, Livio Proietti – ci consentono di mettere a fuoco che è necessario contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici con tecnologie e innovazioni mirate anche all’adattamento al nuovo contesto, che comunque richiederà sempre più conoscenza e preparazione tecnica di chi opera in vigna».
«È stata una delle vendemmie più impegnative nella mia lunga esperienza di enologo – ha commentato il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella – col meteo che ha messo alla prova i viticoltori italiani da nord a sud del Paese. Le varietà più precoci, in alcune zone, sono state raccolte con rese inferiori mentre le varietà tardive hanno subito ritardi o anticipi nella maturazione. Mai come quest’anno gli enologi sono stati chiamati a dimostrare la propria competenza scientifica per gestire al meglio sia la conduzione della vigna e delle risorse idriche, sia quella della cantina valorizzando al meglio le caratteristiche positive della materia prima».
«Per il futuro abbiamo bisogno di un vigneto Italia più flessibile – ha aggiunto il presidente dell’Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi – con strumenti di intervento che ci consentano, da un lato, di tamponare le eccedenze in annate positive e, dall’altro, di rendere meno traumatiche le annate scarse quando il clima non aiuta. Gli strumenti ci sono come la gestione delle rese. Le estirpazioni di cui tanti parlano non risolvono il problema. Tredici anni furono “rottamati” 30mila ettari di vigneti con una spesa di 300 milioni e abbiamo continuato a registrare eccedenze. Il settore vive una stagione complicata ma stragrande maggioranza delle nostre aziende – ha concluso Frescobaldi – è sana e ha bisogno di innovarsi, promuoversi, sintonizzarsi con un mercato in forte cambiamento. Per questo le risorse a disposizione vanno impiegate per sostenere chi vuole restare nel business anziché premiare chi opta per la rottamazione e il prepensionamento».
Ascolta la versione audio dell'articoloInizia oggi, primo ottobre, la “cerca” di tartufi in Piemonte, con una settimana di ritardo rispetto al passato. Si tratta di una «scelta per proteggere il tartufo bianco dai cambiamenti climatici» spiega l’assessore regionale alla Biodiversità e alla Tartuficoltura Marco Gallo. per i quattromila «trifolau» dunque […]
Commenti post (0)