(ANSA) – BERLINO, 25 SET – Quando si entra nell’Hangar numero
4 dell’ex aeroporto di Tempelhof, loro sono già sul palco. Abiti
a prima vista fin troppo comuni, si confondono col pubblico,
dando il primo messaggio: sta per andare in scena una storia che
potrebbe essere quella di ciascuno. E in effetti si parteciperà
comunque, confermando o rivedendo interiormente la propria
posizione dagli spalti. Poi questo Messiah di Michieletto si
lascia leggere e comprendere, si soffre anche. Un’attrice muta
interpreta il dramma della protagonista, che decide di porre
fine alla sua esistenza, a causa di una diagnosi che non le dà
scampo.
Attorno un portentoso coro, concepito con misure e
mission decisamente fuori dall’ordinario, fa da tessuto sociale
del dramma del fine vita, calato nel celeberrimo oratorio di
Haendel, che resta tra i più eseguiti in assoluto nel repertorio
attuale.
Fra i coristi, chiamati a muoversi come ballerini e attori
sull’immenso “palco”, Anouk Elias, che recita magistralmente in
tutte le repliche, scappa e si nasconde disperata per la sua
sorte, inseguita dal compagno e dai genitori, il tenore Julien
Behr, il contralto Rachael Wilson e il basso Philipp
Meierhoefer. Dai coristi viene giudicata e tormentata, quando la
affrontano coi manifesti dei movimenti “per la vita”. E sempre
loro ne accompagnano la scelta finale con un grandioso
Hallelujah.
“Spero di aver trasmesso un senso di comunità”, dice
Michieletto in una delle interviste di presentazione a questa
messa in scena prodotta dalla Komische Oper di Berlino, con cui
collabora ancora una volta, dopo il Cendrillon di Massenet del
2016 e l’Orfeo ed Euridice di Gluck del 2022. A dirigere
l’Orchestra e il Coro, preparato dal maestro David Cavelius, è
George Petrou. Accanto a Michieletto sono impegnati Paolo Fantin
per la realizzazione delle scene, Klaus Bruns per i costumi e
Alessandro Carletti per le luci. (ANSA).
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