L’anteprima della demo del JRPG di Xeen e Square Enix, remake dell’omonimo titolo targato 1993 per SNES, un inizio lineare a quella che si prospetta un’epopea piena di colpi di scena
Dopo il remaster del primo Romancing Saga, SquareEnix rincara la dose, proponendo per il secondo capitolo della serie (il quinto in teoria del franchise SaGa) un remake in piena regola, chiamato Revenge of the Seven. L’originaleRomancing Saga 2 debuttò nel solo Giappone nel lontano 1993, su SNES, e vide la luce da noi non prima del 2017, dove è ancora acquistabile tra l’altro, su Steam, Switch e PS4.
Questo rifacimento però potrebbe diventare il nuovo standard per giocare questo classico JRPG, proponendo una rinnovata veste grafica tridimensionale, nuove meccaniche e una serie di quality of life per i giocatori meno attempati. Abbiamo provato la demo, contenente le prime due ore circa di gameplay; ecco le nostre impressioni.
RomancingSaGa 2: Revenge of the Seven viene venduto come un gioco di ruolo non-lineare, dove le nostre scelte influenzeranno significativamente l’evolversi della vicenda, ma nella demo, sarà che si tratta solo del prologo, di scelte da fare non ce ne sono proprio. Anzi si rivela un’esperienza piuttosto lineare, ma è chiaro che il titolo Xeennon sta giocando neanche una frazione delle sue carte; il gioco vero e proprio deve ancora cominciare…
Quanto alla trama, le leggende narrano di sette eroi che salvarono il mondo dalle forze del male, banditi in un’altra dimensione dagli antichi che temevano il loro potere. I sette ora sono tornati… incavolati e desiderosi di vendicarsi nei confronti dell’umanità che ha dimenticato i loro sacrifici. Nei panni del regnante dell’impero di Varennes, dovremo espandere i nostri confini e sconfiggerli tutti, uno dopo l’altro.
Nello demo facciamo subito la conoscenza di uno di loro, che non perde troppo tempo a ricordare al protagonista Gerard (o almeno, quello che dovrebbe essere il primo di numerosi eroi attraverso le varie generazioni) quanto sia sbagliato avere ancora dei familiari in vita in un JRPG. Un momento drammatico, parzialmente rovinato dal doppiaggio inglese non esattamente di prim’ordine (volendo si può sempre ripiegare su quello giapponese), che serve inoltre a introdurre una delle meccaniche più insidiose di RomancingSaGa 2: i Life Points (LP, o Punti Vita se preferite).
Da non confondere con i classici punti salute, ogni unità del proprio party ne possiede un numero predefinito. Non c’è verso di aumentarli (salvo circostanze particolari, a detta del gioco), e scendono ogniqualvolta il personaggio cade in battaglia. Raggiunto lo zero, puff, l’unità è morta, permanentemente, come in un Fire Emblem a caso, ma questo è un JRPG, le regole di ingaggio sono diversee basta davvero una svista per andare al tappeto. E non c’è Piuma di Fenice che recuperi quel Punto Vita perso.
Questo spiega come mai le unità recuperino tutta la salute al termine di ogni battaglia, le magie di cura abbiano anche effetto di rianimazione e in generale il nostro inventario sia pieno zeppo di ricostituenti: qui più che mai c’è da evitare che i nostri schiattino, poiché ogni volta ciò accade ci si avvicina sempre di più al baratro. Ignoro la portata di questa meccanica, quanti personaggi siano a disposizione del giocatore e soprattutto per quanto tempo (trattandosi di un’avventura di almeno 30 ore), ma far sopravvivere l’intero party alle difficoltà più elevate (ne abbiamo tre a disposizione) sembra un compito assai arduo. O magari no, chissà.
Ad ora il combat system si è rivelato piuttosto tradizionale, con il solito mix di attacchi base con diverse tipologie di armi, tra spade, stocchi, archi, spadoni e quant’altro, skill di vario genere, magie offensive e difensive. Si combatte a turni, con timeline in alto a indicare l’ordine di azione; le abilità vengono acquisite direttamente sul campo, continuando a usare la relativa arma (i cosiddetti “Glimmers”); ci sono diverse formazioni con cui disporre il party, ognuna dotata di particolari proprietà (non pervenute nella demo, eccetto quella di partenza), e per pizzico di cattiveria extra si può ricorrere allo “United Attack”, che combina due skill di due personaggi in un singolo attacco.
Il pacing, sia narrativo che della formula di gioco, è abbastanza celere, con dungeondi dimensioni (per ora) contenute e che non disdegnano percorsi secondari dove recuperare materiali e tesori. Il nuovo motore grafico ha quel distintivo look da Unreal Engine (non è un complimento), ma le performance sembrano solide, lo stile colorato al punto giusto, i modelli e gli ambienti dettagliati quanto basta; il titolo non viene venduto a prezzo pieno (50 euro non lo sono più ormai…), quindi gli perdoniamo una presentazione non esattamente da tripla A e animazioni un po’ minimali (il tutto ovviamente a vantaggio di Switch, che non dovrebbe avere particolari rogne a farlo girare). Niente male la colonna sonora, riarrangiata da Kenji Ito, compositore tra l’altro della tracklist originale, che volendo può essere selezionata tra le opzioni.
Difficile fare pronostici. Il sottoscritto non ha giocato Romancing Saga 2 (mea culpa NdR) e la demo non ci ha detto granché, ragion per cui possiamo solo speculare sull’effettiva bontà dell’opera, ma trattandosi di uno dei classici JRPG targati Square siamo alquanto fiduciosi. Il battle system sembra avere numerose sfumature, il sistema di Life Points pare davvero intrigante, e la storia potrebbe rivelare più di qualche sorpresa. Tenetelo d’occhio. Il verdetto definitivo tra qualche mese, con la recensione del gioco completo!
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