Lavora nel cinema da tutta la vita. Dai film sperimentali degli esordi al genere erotico, conosce il settore come le sue tasche e si è scontrato spesso con la tagliola della censura. Per questo Tinto Brass, definisce “mortale” il tax credit sul cinema. “Era nato come uno strumento per incentivare la produzione cinematografica ma si è trasformato in una trappola mortale” dice all’AdnKronos il regista, riferendosi alla nuova legge sul cinema, che ha l’obiettivo di arginare gli sprechi di denaro con tagli netti e mirati e che fa storcere il naso ad alcuni addetti dell’industria audiovisiva. “Invece di promuovere la qualità, ha spinto tutti a realizzare film solo perché c’erano soldi e agevolazioni fiscali. Il risultato? Un’ondata di opere mediocri, film che non riescono a piacere né al grande pubblico né ai palati più raffinati”.
Un tempo, ricorda Brass, “i produttori erano complici dei registi, affascinati da iniziative audaci, pronti a sfidare l’incertezza dell’avventura creativa. Anche quando un progetto falliva, non veniva meno il coraggio di investire in nuove idee. Le società fallivano ma risorgevano con nuovi nomi e obiettivi, e proprio così nascevano opere innovative e coraggiose. Il cinema si nutriva di questo rischio, di questa continua rinascita”.
Oggi, invece, “l’eccessiva sicurezza garantita dal ‘tax credit’ ha spento la spinta verso la sperimentazione e la ricerca di nuovi linguaggi”. Per riportare il cinema alla sua vera essenza “sperimentale, audace, innovativo” secondo il regista c’è solo una strada: l’abolizione del ‘tax credit’. “Il cinema deve tornare a essere una sfida che si gioca sulla pelle del regista, del produttore e delle maestranze, non una scommessa già vinta in partenza – rimarca -. Solo così il cinema potrà tornare a essere fede: una fede nelle idee, nell’arte, nel rischio creativo”.
Se si dovesse rivolgere ad Alessandro Giuli, il nuovo ministro della Cultura, non userebbe giri di parole. “Gli direi ‘ministro, è fondamentale che la cultura sia uno spazio aperto e libero, capace di accogliere ogni forma d’arte, anche quella che provoca e sfida lo status quo'”. È in queste espressioni, “spesso controverse, che si trovano le voci più attente e innovative – spiega il regista – essenziali per il futuro del Paese”. La vera cultura, osserva il maestro dell’eros italiano, “non si limita a rassicurare, ma stimola, inquieta e spinge al cambiamento. Solo così possiamo garantire una crescita culturale autentica e vitale”.
Come autore, ammette, non si sente libero nell’Italia di oggi. “Non ho difficoltà a cogliere valori estetici diversi dai miei – rimarca Tinto Brass -. Ma non mi riconosco nel cinema di oggi. Ho nostalgia della libertà di creare, sperimentare, provocare. Rimpiango i tempi in cui sbarcavo al Lido con attrici nude e seminude e mi processavano per atti osceni”. (di Federica Mochi)
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