Non si realizza un film come Beetlejuice 2 senza porre i dovuti omaggi al primo, immortale capitolo: Tim Burton, dal canto suo, non ha certo mai avuto intenzione di non onorare la memoria del suo film cult del 1988, ed ha comprensibilmente infarcito di easter egg e sorprese a tema l’attesissimo sequel con Jenna Ortega.
I riferimenti al primo Beetlejuice sono davvero tanti, a partire dalla presenza di Day-O, l’iconica canzone di Harry Belafonte: qui, a differenza del primo film, la ascoltiamo però in un’inedita e cupa versione rallentata cantata, non a caso, da un coro gospel al funerale di Charles, una delle sequenze con cui si apre il film.
A far ritorno sono anche le sculture di Delia, che fanno la loro comparsa nella galleria d’arte ora gestita dal personaggio di Catherine O’Hara, mentre lo show condotto da Lydia, Ghost House, è nient’altro che un riferimento ad uno dei primi titoli valutati per Beetlejuice (Ghost House, appunto). Dopo il funerale di Charles, inoltre, ritroviamo anche il cartello della Miss Shannon’s School for Girls, l’istituto frequentato più di trent’anni fa dalla giovane Lydia.
Proprio Lydia è poi protagonista di uno degli easter-egg più evidenti, vale a dire il ritorno del celebre vestito rosso con il quale stava per sposare Beetlejuice durante la loro prima avventura: anche stavolta, inutile dirlo, l’occasione è un nuovo tentativo di costringerla alle nozze architettato dal bio-esorcista! Per saperne di più, comunque, qui trovate la nostra recensione di Beetlejuice 2.
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