Non è andata affatto bene nel 2023 la raccolta dei rifiuti elettronici, i cosiddetti RAEE. Il centro di coordinamento RAEE, nel rapporto annuale relativo all'anno passato, evidenzia numeri e tendenze negativi: le tonnellate di rifiuti elettrici domestici e professionali gestite dagli impianti sono state il 4,6% in meno rispetto al 2022, e si è ridotto di conseguenza il tasso di raccolta fermo al 30,24%, "distanziando così sempre più l’Italia dagli obiettivi europei" ammette con amarezza di centro di coordinamento RAEE. L'anno passato era del 34,01% e il precedente del 34,56%, a fronte di un target europeo del 65%.
Con il Critical Raw Materials Act, il regolamento europeo nato dalle sfide presentate sia dalla crisi dei chip post Covid che dal conflitto in Ucraina, l'Unione mira a garantirsi una maggiore autonomia strategica, e tra le misure per raggiungere l'obiettivo c'è quella di soddisfare entro il 2030 il 25% del fabbisogno annuo di materie prime con il riciclo dalle cosiddette “miniere urbane”. Dai rifiuti solidi urbani e da prodotti di scarto come i RAEE si possono ottenere delle materie prime critiche e rare.
Purtroppo, l’evidenza che emerge dal Report di gestione 2023 è una riduzione dei quantitativi complessivi di RAEE avviati a trattamento – commenta Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE. Questo si traduce in un ulteriore calo del tasso di raccolta dei rifiuti tecnologici che allontana sempre più il nostro Paese dagli obiettivi fissati dalla Comunità Europea. In questo contesto la filiera ha continuato a operare all’insegna dell’eccellenza qualitativa, accresciuta di anno in anno.
Il comparto del trattamento RAEE sconta ancora una volta un ritardo nei volumi di raccolta complice sicuramente una scorretta gestione di questi rifiuti da parte di operatori che si muovono al di fuori dei limiti di legge. Siamo però fiduciosi che il Comitato vigilanza e controllo, recentemente rinnovato, attuerà in breve tempo tramite gli organi preposti i controlli necessari per contrastare questo fenomeno oggi doppiamente dannoso in considerazione degli investimenti in nuove dotazioni impiantistiche richieste dall’UE e della richiesta di maggiore indipendenza in fatto di approvvigionamento di materie prime critiche proprio tramite riciclaggio.
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