Su Prime Video è disponibile Risen, ecco una chiave di lettura per godersi il film
UFO. O meglio U.F.O.: l’acronimo internazionale usato per indicare gli oggetti volanti non identificati. Parla proprio di questo Risen, il film di fantascienza su Prime Video dal 12 aprile.
Degli UFO e dei loro avvistamenti negli gli Stati Uniti, gestiti dal 1947 – dopo il celebre incidente di Roswell – dall’aeronautica militare e dall’esercito. Degli extraterrestri e delle invasioni aliene. Della colonizzazione planetaria che richiama il colonialismo europeo nel passato.
La trama di Risen
Quando la cena di una normale famiglia nella loro fattoria viene interrotta da quello che sembra un terremoto, con l’avvistamento di qualcosa simile a un incidente aereo, i fatti che seguono sono agghiaccianti.
E mentre le notizie sul cambiamento climatico minacciano il futuro e la sopravvivenza stessa del pianeta, il resoconto di quanto accaduto a Badger, Pennsylvania arriva ai media nazionali. A New York, la biologa premio Nobel Lauren Stone (Nicole Schalmo) – una esobiologa, fra le altre cose, ovvero una studiosa che considera l’esistenza di una vita extraterrestre – viene convocata dall’esercito e messa al corrente di cosa sia avvenuto davvero nella piccola comunità rurale di Badger: qualcosa arrivato dallo spazio ha reso l’aria tossica. Quel qualcosa determinerà il destino di parte della comunità di Badger, ma anche del pianeta Terra…
La recensione: Risen ci riporta alla fantascienza degli anni ’50 con una sensibilità moderna
Ci sono due modi di vedere le cose. Il primo: questo film è di una lentezza esasperante. Tanto che se siete stanchi farete fatica a restare svegli. E null’altro. Assisterete alla storia di un incontro ravvicinato del Terzo Tipo che si trasforma in una minaccia per l’intera specie umana raccontata al rallentatore.
E poi c’è l’altro modo di vedere le cose: il racconto, tramite una lentezza volutamente esasperante, di un evento destinato a determinare il destino della Terra. Con l’’umanità intera che non trova un modo per affrontarlo, trattarlo, gestirlo. Neanche uno straccio di idea sensata.
La tematica ambientalista – perché di trasformazione dell’ambiente, di fatto, si tratta – fa da sfondo a un film in cui tutto ha una lettura negativa.
La scienziata da Nobel è un’alcolista con un passato traumatico. La persona che è riuscita, dopo decenni di tentativi da parte di molti Governi, a contattare un’entità aliena ha creato un danno incalcolabile.
Tutto viene mostrato attraverso il volto dei protagonisti mentre guardano ciò che succede davanti ai loro occhi. Non vediamo gli eventi, vediamo principalmente le reazioni che gli eventi causano nelle persone.
Tutte cose che sono funzionali in un film che s’ispira evidentemente a fantascienza classica degli anni ’50 adottandone il ritmo narrativo, calibrato e rallentato fino all’inevitabile conclusione.
La fantascienza degli anni ’50 era incentrata quasi esclusivamente su alieni ostili, determinati a invadere e conquistare la Terra eliminando i suoi abitanti. Sostituendoli. Trasformandoli.
Il motivo era la paura dell’ignoto, la strumentalizzazione del genere per rappresentare una metafora della paura americana dell’invasore comunista, la convinzione che chiunque avesse avuto le risorse per colmare la distanza fra il suo e il nostro pianeta, l’avrebbe fatto per ragioni ostili.
Gli alieni ostili degli anni ’50
Scritto e diretto da Eddie Arya (The System, The Navigator), Risen s’interroga sull’attuale tema del complottismo dei video diffusi online, sugli avvistamenti di strani fenomeni nel cielo, sulle speculazioni relative all’esistenza di vita aliena.
Ma lo fa esclusivamente con un approccio da anni ’50.
Di consequenza, è facile comprendere perché Risen sia stato accolto malissimo dal pubblico e da una parte della critica. Giudicato noioso, con la protagonista sbagliata – che perlopiù fissa il vuoto con aria triste, è vero, ma fa parte di ciò che la storia ha scritto per lei – dimostrerebbe l’incapacità di Eddie Arya di essere coerente. Un film buono, un flop. E via così.
In realtà, credo che per chi ama proprio la fantascienza con l’atmosfera anni ’50 – qui tanto efficace che all’inizio è addirittura capire “quando” siamo, in quali anni – questo sia un film perfetto.
Ci sono moltissime citazioni dai grandi classici, a partire da L’invasione degli ultracorpi fino a Ultimatum alla Terra, da Plan 9 from Outer Space (sì, certo, contano anche i film di Ed Wood, eccome) a I figli dello spazio.
Il messaggio universale è molto interessante: non ci siamo solo noi, a distruggere il nostro stesso pianeta. Anche altre specie, su altri pianeti, hanno finito per fare la stessa cosa. Ed esattamente come pensiamo noi, trovare un pianeta alternativo in cui continuare a vivere è l’unica opzione possibile.
Non ci sono sorprese o colpi di scena, perché il finale del film per chiunque abbia visto la filmografia classica sci-fi è perfettamente coerente. E non inatteso.
Ma certo, non è un film per tutti. Bisogna essere appassionati di un preciso filone fantascientifico, per apprezzarlo. Il tentativo di Eddie Arya di farci rivivere quel periodo, o meglio quello stile narrativo, è senz’altro riuscito. Ripeto però: chiunque non conosca o apprezzi quello specifico filone sci-fi probabilmente si annoierà. In caso contrario, invece, guarderete Risen con occhi diversi, per assistere a uno spettacolo classico adattato alle tematiche moderne. A cominciare da quella ambientalista, con un severo giudizio sulla scelta dell’umanità di fingere che il problema non esistesse. O che non fosse il più importante e urgente da affrontare.
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