Quattro ruote, tanto buio e un senso di terrore a due corsie. Questa è la recensione diè Pacific Drive
Ironwood Studios è uno studio di sviluppo di videogiochi con sede a Seattle, composto da sviluppatori esperti con una lunga storia nell’industria. La software house è guidata dalla passione per ambientazioni surreali e un gameplay coinvolgente che racconta una storia. Questi valori sono stati applicati al loro primo titolo, Pacific Drive, che è stato rilasciato… ieri!
Pacific Drive è molto poco pacifico
Pacific Drive è un’avventura di sopravvivenza alla guida ambientata in un mondo post-apocalittico chiamato la Zona di Esclusione Olimpica, piena di anomalie, che il giocatore esplora a piedi o in una station wagon. Il gioco offre una prospettiva in prima persona e sfida il giocatore a evitare mostri metallici che si attaccano alla loro auto. Il veicolo può essere riparato e personalizzato nel garage del giocatore, che funge da base operativa.
La demo di Pacific Drive è stata resa disponibile per un periodo limitato durante lo Steam Next Fest, permettendo ai giocatori di provare il gioco prima del lancio ufficiale, se volete dare un’occhiata a come è andata, potete visionare il video appena sotto.
Il gameplay si concentra sulla gestione e l’upgrade della propria station wagon, che funge da rifugio, mezzo di trasporto e strumento di sopravvivenza. I giocatori devono raccogliere risorse, riparare e potenziare la loro auto per sopravvivere agli ostacoli e alle minacce dell’ambiente. Tutto nell’ambiente è minaccioso e sembra volervi uccidere, nello stesso tempo, per una curiosa dicotomia, diventa tutto incredibilmente utile alla vostra impresa.
Fondamentale è riuscire a raggranellare i materiale utili a propria volta a trasformare le risorse dell’ambiente circostante in materia prima… what? Esatto, bisogna costruire gli strumenti in grado di smontare un’auto o distruggere degli oggetti da riutilizzare, non si butta via nulla. Ecco quindi che un piede di porco può diventare inutilizzabile dopo troppi usi e un flessibile venir meno alla propria funzione primaria, ma quindi? Si può costruire e ricostruire tutto, ma il loot non ha lo spazio infinito che uno si aspetterebbe.
L’inventario del nostro avatar prevede una borsa molto piccola e da usare per gli oggetti principali, un po’ di difesa non guasta, qualche oggetto per lo smantellamento o poco di più, il resto è tutto da caricare sulla vettura, ma anche qui si dovranno fare delle cernite e aumentare il più possibile il nostro bagagliaio.
Dato che lo scopo del gioco è sopravvivere e navigare attraverso diverse aree della zona di esclusione, raccogliendo materiali e aggiornamenti per la tua auto, mentre cerchi di scoprire i misteri che circondano le anomalie e la storia della zona, si dovrà potenziare parecchio la nostra auto. Non è una fuoriserie, anzi è mezza sfasciata, ma con le giuste ottimizzazioni può sopravvivere, come noi, in un’area particolarmente ostile e in cui tutti intorno a noi sembrano essere morti, anche se si scoprirà che…
Passare da una garage all’altro non è cosa difficile, ma nemmeno semplicissima, non si può portare tutto, ma nemmeno privarci di cose che diventeranno utili in seguito o nell’immediato. Riparare una ruota non è uno scherzo e quando si va in giro si deve premere ogni comando ad hoc della vettura perché funzioni quando serve, selezionando con il mouse o il controller ora la radio, ora il tergicristallo o le luci, tutto ha uno scopo, anche fare così e toccare le funzioni quando è necessario farlo.
Che mistero nasconde Pacific Drive?
Nonostante l’audio accompagni al meglio il senso di opprimenza ed incertezza in cui l’eroe ha scelto di sterzare dove non dovrebbe con la propria auto, il modo di allungare il brodo a dismisura per passare da un accampamento all’altro è anche un po’ troppo oltre la misura (o almeno per qualcuno potrebbe risultare così). Se a bordo della vettura c’è tanto mistero da scoprire, quando si scende per cercare cose è solo per dover soddisfare un numero di oggetti incalcolabile e per questo scema un po’ la tensione.
Difficile non pensare che sia un molto, molto ripetitivo, data anche la natura di ricerca e soddisfazione delle quest proposte, ma è proprio qui che si annida la gioia e il dolore del titolo, anzi la scommessa. Non a tutti andrà a genio questa scelta così meccanica e macerante di looting, ma è anche stato pensato per essere divertente e varia e si aggiunge alla leva continua di voler capire meglio cosa ci sia “dietro l’angolo”.
La parte meno riuscita, forse nemmeno troppo voluta dagli sviluppatori, ma ovviamente inclusa per la natura stessa del titolo, è l’esplorazione a piedi. Tanto il senso di frustrante angoscia si avverta da dietro il cruscotto del mezzo, quanto invece perde una parte del suo carattere andando in giro, ma riesce comunque ad essere nel complesso un’esperienza completa, al netto del fatto che come spesso si dice, il viaggio merita più della meta.
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