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Heathaway: “Non chiedetemi dove metto la statuetta dell’Oscar”

today16 Gennaio 2024 12

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Anne Hathaway parla d’amore, non specificamente di romanticismo. E lo fa cogliendo l’occasione di raccontarsi, anche attraverso uno dei suoi ultimi lavori interpretati, She Came to Me, diretto da Rebecca Miller, e che dal 16 gennaio approda su alcune tra le piattaforme principali, da iTunes, Amazon Prime, a Google Play, Sky Store, e Rakuten, dopo il passaggio alla Berlinale del 2013. Una commedia “irregolare” e agrodolce, il cui protagonista, interpretato da Peter Dinklage, è un celebre compositore d’opera, esigente con sé stesso, preciso, che ad un certo punto va in crisi, soffrendo del blocco dello scrittore, nonostante la vita (in apparenza) equilibrata, e il matrimonio con una terapista newyorchese, ossessionata un po’ troppo dalle pulizie (la stessa Hathaway). Come rinascere? Attraverso il caso, l’avventura imprevista (e passione “clandestina”): succede quando incontra Katrina, l’esatto opposto, un capitano di rimorchiatore, una donna bizzarra, ma sincera (Marisa Tomei), attratta in maniera dipendente proprio da quell’amore romantico. 

Quando si avvicina a un progetto così, a che punto ci si rende conto di avere qualcosa o meno da aggiungere?

Il primo ruolo cinematografico importante che abbia mai avuto è stato con un regista come Gary Marshall, il film era Pretty Princess. In quel processo creativo ho avuto la forza di essere la più dettagliata possibile per essere dentro al personaggio, e trasformarlo in una persona reale. Quindi da tutto, dai poster appesi alle pareti, alle scarpe che indossava, allo zaino che aveva, ogni singola decisione la riguardava. Nasce da lì la mia comprensione di come funzioni la recitazione, ma in tanti anni di carriera c’ho messo anche un certo di invenzione e improvvisazione. Certo, a volte sei la star, a volte sei una comprimaria (ride, ndr). 

Crede che in tempi come questi abbiamo bisogno di più romanticismo? 

Anche di più grazia e gentilezza. Il romanticismo è una cosa specifica, è un aspetto dell’amore, come la compassione, ma ne abbiamo bisogno tanto, qualcuno dice che sia sopravvalutato, mentre io sono d’accordo con Rebecca (Miller, ndr) è qualcosa di sottovalutato. Stiamo provando ed assistendo alla guerra, alla crudeltà, alla tortura, ma abbiamo mai provato davvero l’amore? 

A proposito di conflitti: lei è una ammiratrice di Zelensky ad esempio, riguardo alla sua lotta. Come mai?

È stato attaccato e viene attaccato, non ha provocato. Ha parlato (si rifà all’apertura in collegamento con la Berlinale nel 2013, ndr) in modo così toccante della volontà del popolo ucraino. Non spetta a me dirlo, ma studiando i movimenti di resistenza si può immaginare che l’amore per la libertà sia un gigantesco motivatore della resistenza. 

Attrice, ma anche produttrice da diverso tempo. 

Inizialmente sono entrata a far parte di questo mondo, quando, come in questo caso, per She Came to Me, mi hanno chiamata per farne parte anche nelle vesti di produttrice. La cosa mi ha sopraffatto, a dire il vero: è significativo, poter avere un certo tipo di libertà, perché essere riconosciuti anche per un aspetto del genere è straordinario. 

Da cosa è attratta veramente?

Da cose di cui non sono del tutto sicura che funzioneranno, è lì che cerco di fondere i toni, i linguaggi, non sempre, non a tutti i livelli. Sono storie che risuonano con me in un certo modo, si presentano come un enorme film da 100 milioni di dollari, o altre volte, se siamo fortunati a metterne insieme, con a mala pena 8 milioni.  Credo che oggi per me conti solo come scelgo di trascorrere il mio tempo, e quali storie voglio portare dietro. 

Qual è la cosa più divertente della commedia? 

Che molte persone ne parlano, quando cerchi di essere divertente, ma quando reciti davvero una commedia tutto si apre, si illumina e diventa più credibile. E così è stato. Ti toglie il desiderio di piacere compiacere ad ogni costo, eppure non è questo il punto: la maggior parte delle persone non sa quando è divertente, e questa per me è la gioia, guardare una persona involontariamente comica sullo schermo, e trovarla divertente. 

In She Came to Me il suo personaggio è ossessionato dalle pulizie, lo è anche lei lontana dal set?

Mi piace molto mettere le cose in ordine, non so come mi sentirei se la mia vita fosse solo pulizia.  

Immagino lo abbia fatto anche col Premio Oscar vinto per Les Misérables. Dove lo tiene?

Mi vergogno a dirlo adesso, è una domanda troppo personale, temo che diventerà il titolo di questa intervista (scherza, ndr). Diciamo che è in un luogo temporaneo, ha ancora trovato la sua dimora definitiva, ma non è in primo piano e al centro. Ti dirò quando troverà casa, te lo prometto. È solo che non sono ancora pronta!



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Scritto da: redazione

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