Gli scienziati della missione Euclid si sono riuniti a Darmstadt, in Germania, per svelare e discutere le prime immagini ufficiali del telescopio Euclid. In realtà le prime immagini di prova erano state pubblicate a fine luglio, ma erano ancora lontane dalle capacità reali di questo mezzo.
Ricche di colore e di sfumature, le nuove istantanee catturano caratteristiche precedentemente invisibili, persino in alcuni oggetti cosmici che abbiamo avuto modo di studiare approfonditamente con altri telescopi. Euclid è quindi pronto a intraprendere il suo ambizioso compito, ossia mappare l’universo alla ricerca delle sfuggenti materia e dell’energia oscura, studiando miliardi di galassie che risiedono fino a 10 miliardi di anni luce dalla Terra. Come confermato dall’entusiasmo degli scienziati, alcuni di questi oggetti lontani già appaiono nella prima serie di immagini di Euclid.
Euclid è un mezzo unico per capacità, infatti, il telescopio può esaminare vaste porzioni di cielo. Siu parla di aree quasi 100 volte più grandi di quanto il telescopio spaziale James Webb possa osservare. Ciascuna delle immagini ad alta risoluzione di Euclid include oltre 600 milioni di pixel, il che consente agli astronomi di vedere chiaramente molto lontano nell’universo.
In totale, Euclid ha impiegato un solo giorno per catturare tutti e cinque gli oggetti cosmici che vediamo, scelti per l’appeal pubblico oltre che per il valore scientifico. Ecco le parole di Carole Mundell, direttore della scienza dell’ESA, pronunciate mentre svelava le immagini.
“Sono assolutamente felice di dire che questo è il punto in cui diciamo di aver raggiunto tutti i nostri obiettivi ingegneristici per la missione e siamo ora in grado di passare alla fase scientifica. È davvero una giornata speciale oggi.”
Eccole a seguire, corredate da una breve descrizione, poi ulteriori dettagli su questo incredibile mezzo al cui interno c’è anche un po’ di Italia.
Nel corso della sua vita, il nostro detective dell’Universo oscuro acquisirà immagini di miliardi di galassie, rivelando l’influenza invisibile che la materia oscura e l’energia oscura hanno su di esse. Ecco perché è appropriato che una delle prime galassie osservate da Euclid sia soprannominata la “Galassia nascosta”, detta anche IC 342 o Caldwell 5. Con la sua vista a infrarossi, Euclid ha già scoperto informazioni cruciali sulle stelle di questa galassia, molto simile alla nostra Via Lattea.
Per creare una mappa tridimensionale dell’Universo, Euclid osserverà la luce delle galassie fino a 10 miliardi di anni luce di distanza. La maggior parte delle galassie degli albori dell’Universo non ha l’aspetto della classica spirale perfettamente definita, ma è irregolare e di piccole dimensioni. Si tratta degli elementi costitutivi di galassie più grandi, come la nostra, ed è possibile trovare ancora alcune di queste galassie relativamente vicino a noi. La prima galassia nana irregolare osservata da Euclid si chiama NGC 6822 e si trova a breve distanza, ad appena 1,6 milioni di anni luce dalla Terra.
Questa sfavillante immagine mostra in che modo Euclid vede l’ammasso globulare NGC 6397. Si tratta del secondo ammasso globulare più vicino alla Terra, situato a circa 7.800 anni luce di distanza. Gli ammassi globulari sono costituiti da centinaia di migliaia di stelle raggruppate dalla gravità. Attualmente nessun altro telescopio oltre a Euclid è in grado di osservare un intero ammasso globulare in un’unica osservazione e di distinguere allo stesso tempo un numero così elevato di stelle nell’ammasso. Queste fievoli stelle raccontano la storia della Via Lattea e indicano la posizione della materia oscura.
Euclid presenta una panoramica spettacolare e dettagliata della nebulosa Testa di Cavallo, nota anche come Barnard 33 e facente parte della costellazione di Orione. Nella nuova osservazione di Euclid di questo vivaio stellare, gli scienziati sperano di trovare molti pianeti con massa simile a quella di Giove, poco luminosi e mai visti prima, nella loro infanzia celeste, oltre a giovani nane brune e stelle neonate.
Questo incredibile scatto di Euclid è una rivoluzione per l’astronomia. L’immagine mostra 1.000 galassie appartenenti all’ammasso di Perseo e oltre 100.000 galassie più lontane sullo sfondo.
Molte di queste deboli galassie non erano mai state viste prima. Alcuni di esse sono così distanti che la loro luce ha impiegato 10 miliardi di anni per raggiungerci. Mappando la distribuzione e la forma di queste galassie, i cosmologi potranno scoprire di più su come la materia oscura abbia plasmato l’Universo che vediamo oggi.
È la prima volta che un’immagine così grande ci permette di immortalare così tante galassie dell’ammasso di Perseo con un livello di dettaglio così elevato. Questo ammasso di galassie è una delle più massicce strutture conosciute nell’Universo, situata a “soli” 240 milioni di anni luce di distanza dalla Terra.
Gli astronomi e astronome hanno dimostrato che gli ammassi di galassie come quello di Perseo possono essersi formati solo in presenza di materia oscura nell’Universo. Euclid osserverà numerosi ammassi di galassie come quello di Perseo nell’arco del tempo cosmico, rivelando l’elemento “oscuro” che li tiene uniti.
Come anticipato inizialmente, Euclid avrà il delicato compito di investigare la materia oscura e l’energia oscura, che sebbene compongano il 95% del cosmo, rimangono misteriose. Per farlo, il telescopio osserverà le forme, le distanze e i movimenti di miliardi di galassie fino a 10 miliardi di anni luce di distanza, creando così la mappa cosmica tridimensionale più estesa mai realizzata. Ciò che rende Euclid speciale è la sua capacità di catturare immagini visibili e infrarosse estremamente dettagliate in una sola sessione, aprendo nuove prospettive per la comprensione dell’universo e delle forze che lo modellano.
Ricordiamo che Euclid è stato realizzato in collaborazione con il Nord America e il Giappone, e comprende uno sforzo importante da parte dell’Italia che ha dato il suo contributo attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), coinvolgendo oltre 200 tra scienziate e scienziati italiani. I contributi sono arrivati anche dal mondo accademico a partire dagli sforzi dell’Università di Bologna seguiti da quelli dell’Università di Ferrara, dell’Università di Genova, dell’Università Statale di Milano, dell’Università di Roma Tre, dell’Università di Trieste, della SISSA e del CISAS.
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