La Russia è intenzionata a dare un forte impulso alla produzione locale di processori, unica strada attualmente percorribile per sostenere il settore tecnologico considerando che le sanzioni in corso impediscono alle imprese della Federazione di avere rapporti commerciali con i fornitori stranieri. Una situazione analoga a quella (più circoscritta ma non per questo meno grave) che sta vivendo Huawei, che tuttavia con il lancio della serie Mate 60 ha dimostrato di aver parzialmente superato.
Stando a quanto riportato dal media locale Cnews, il piano di sviluppo stilato in via non ancora definitiva dal Cremlino prevede investimenti per 32,9 miliardi di dollari per:
- sviluppo della tecnologia necessaria
- produzione dei chip
- a 90nm entro la fine del 2023 (attualmente il know-how è fermo a nodi a 130nm)
- a 65nm entro il 2026
- a 28nm entro il 2027
- a 14nm entro il 2030
- costruzione di infrastrutture di data center
- formazione del personale
Dei 32,9 miliardi di dollari, 4,3 saranno investiti in tecnologie di fabbricazione e nella loro implementazione. É prevista contestualmente l’istituzione di un programma di reverse engineering per il trasferimento in Russia della produzione di soluzioni sviluppate da Paesi terzi entro la fine del 2023. Ciò che non si potrà produrre localmente verrà probabilmente importato dalla Cina.
Yuri Panchul della School of Digital Circuit Synthesis ritiene che i chip con processo produttivo a 3nm siano necessari solo per i dispositivi costosi,
[…] ma il 28nm è già un processo tecnologico sufficiente per una serie di dispositivi – come quelli mobile – e allo stesso tempo non è proibitivo come quello a 3, 4 o 5nm.
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