«Sui numeri ci siamo, ora però bisogna velocizzare i tempi per i visti di ingresso». Romano Magrini, responsabile Lavoro della Coldiretti, del meccanismo di ingresso dei lavoratori agricoli extra-Ue si dice soddisfatto: «Io guardo ai numeri riservati alla chiamata tramite le associazioni: tra il decreto flussi 2022, pubblicato a fine dicembre, e l’integrazione pubblicata a metà agosto per altri 40mila ingressi tra turismo e agricoltura, dal punto di vista numerico c’è stata una copertura di tutte le domande presentate tramite le associazioni». Più o meno, tra l’uno e l’altro decreto, si tratta di circa 35mila richieste per altrettanti lavoratori.
Certo, all’appello mancano tutte le domande fatte dai singoli datori di lavoro, che non sono passate attraverso le associazioni degli agricoltori: secondo i dati più aggiornati del ministero degli Interni, ma che sono cumulativi per il settore agricolo e quello del turismo, al famoso click day del 27 marzo gli inserimenti sono stati più di 170mila. Eppure, secondo Coldiretti la carenza di manodopera per le nostre campagne non è più un’emergenza all’ordine del giorno: «Ci sono due fattori – spiega Magrini – che hanno contribuito ad abbassare per quest’anno il fabbisogno di lavoratori nei campi. Il primo è stata l’alluvione in Romagna: nei giorni immediatamente dopo il disastro, il lavoro per ripristinare le aziende è stato intenso, ma ora ad agosto il numero delle giornate di lavoro è sensibilmente calato perchè il raccolto di queste aeree ad alta vocazione frutticola è stato inferiore al previsto». In Romagna, tradizionalmente, tra manodopera stagionale italiana e straniera trovano occupazione 50mila persone, ma quest’anno i danni alla produzione dovuti all’alluvione ne ha ridotto di molto il fabbisogno.
L’altro fattore ad aver diminuito temporaneamente la necessità di ingressi extra-Ue è il maltempo: «Le troppe piogge del mese di maggio – spiega Magrini – hanno avuto ripercussioni sulla produzione di uva, che quest’anno è prevista in calo del 14%. Anche la raccolta delle olive avrà bisogno di meno manodopera: secondo le prime stime, il calo sarà addirittura del 30%».
Ogni anno nelle campagne italiane arrivano 358mila lavoratori regolari, provenienti da 164 Paesi diversi. Con il loro lavoro forniscono più del 30 per cento del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. Nel nostro Paese gli stranieri occupati in agricoltura sono per la maggior parte provenienti da Romania,Marocco, India e Albania. I primi non hanno bisogno di alcun permesso di soggiorno, poiché sono cittadini Ue, gli altri invece sì.
Con l’autunno si aprirà la partita per il 2024. «Non tanto sulle quote – dice Magrini – perché la programmazione triennale del Governo ha già fissato i numeri, quanto sulla semplificazione della burocrazia».Il Dpcm flussi 2023-25 fissa in 151mila gli ingressi complessivi di lavoratori extra-Ue – non solo agricoli – per il prossimo anno. «Entro novembre – dice Magrini – chiederemo ai datori di lavoro di calcolare il loro fabbisogno: se risulterà più altro della quota già fissata, il Governo saprà già quanti sono i posti ancora mancanti e potrà fare un decreto aggiuntivo già a marzo, invece che ad agosto come quest’anno». Dove ci sarà da lavorare di più, sostiene la Coldiretti, è sull’accorciamento dei tempi: «In alcuni consolati dei Paesi che per noi sono più importanti, come l’India, il Marocco o l’Albania, c’è carenza di organico – sostiene Magrini – se i tempi per ottenere i nulla osta si sono velocizzati, altrettanto non è successo per i visti di ingresso, che sono il passaggio successivo per l’arrivo dei lavoratori in Italia. Ne abbiamo discusso a lungo con il ministero degli Esteri: il nostro obiettivo per l’anno prossimo è di arrivare a 30-40 giorni al massimo per le procedure burocratiche, in modo tale che un datore richiede il lavoratore a gennaio ed entro marzo lo possa avere effettivamente già a disposizione».
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