Apple
07 Ago
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Il SoC A17 Bionic di iPhone 15 Pro e iPhone 15 Pro Max sarà un concentrato di tecnologia. Utilizzerà infatti il processo produttivo a 3 nanometri di TSMC, lo stesso dei chip Apple Silicon M3 che debutteranno presto sui Mac (su questi si lavora già, secondo Bloomberg).
Un report di theinformation.com dettaglia l’accordo che Apple avrebbe siglato con TSMC: la prima garantisce alla seconda commesse per miliardi di dollari, in cambio TSMC non addebita ad Apple il costo dei chip difettosi, quelli che non superano i controlli di qualità. Non c’è dubbio che sia un accordo vantaggioso per entrambe, ma da fuori sembra più favorevole per gli uomini di Cupertino che per quelli di Taiwan.
DI NORMA IL COMMITTENTE PAGA I WAFER, NON I CHIP
Sono ormai anni che Apple ha in TSMC l’unico riferimento per la realizzazione dei suoi chip. Una decina d’anni fa parte della produzione era garantita dalle fonderie di Samsung, adesso Apple sembra aver fiducia solo in TSMC. A Cupertino insomma si sarebbero rivolti comunque alle fonderie di Taiwan, per cui la firma sull’accordo di cui parlano i colleghi piuttosto che un’opportunità colta al volo da parte di TSMC somiglia più a un trattamento di favore verso il miglior cliente che si possa avere (il 23% del fatturato 2022 pare sia stato frutto del rapporto con Apple).
In passato si è parlato del buon tasso di rendimento riscontrato da TSMC per il processo produttivo a 3 nanometri, fattispecie confermata dal theinformation.com che racconta di un 70-80% di chip validi per il controllo qualità nella prima fase del processo, quindi al netto delle migliorie a cui vanno incontro tutte le nuove tecnologie con il passare del tempo. Per cui i costi di cui si è fatta carico TSMC, con circa 1 chip su 5 non vendibile come A17 Bionic, dovrebbero essere tutto sommato gestibili.
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Resta il fatto che le spettavano. Specie quando si inaugura una nuova tecnologia – e lo è il processo produttivo a 3 nanometri – i chip che non soddisfano i requisiti di progetto e quelli non funzionanti possono esser parecchi, ma normalmente il committente paga il wafer, non i chip funzionanti. È il motivo per cui sempre più spesso negli ultimi tempi si tenta di recuperare il recuperabile, vendendo ad esempio dei chip con frequenza di clock inferiore o con un minor numero di core della GPU (il riferimento alle diverse configurazioni di Apple Silicon non è casuale), ma non sarà questo il caso: TSMC si farà carico dei costi di produzione dei chip parzialmente o totalmente non funzionanti.
Scritto da: redazione
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