Demenza frontotemporale (FTD). Questo il nome della malattia da cui è affetto ormai da due anni Bruce Willis. Lui, la pelata più famosa di Holliwood, il sorriso di tarverso, almeno una scena con la maglietta bianca sporce di sangue in ogni suo film. Lui che a intere generazioni è sempre sembrato indistruttibile, sul set combattendo il male e nella vita professionale dove si è sempre rialzato da cadute e momenti di oblio.
Poi d’improvviso qualcosa inizia a non funzionare, a sembrare strana. Lo si capisce anche dalla scelta degli ingaggi negli ultimi anni, film abbastanza brutti e cachet stratosferici per pochissime scene, “possibilmente concentrate in massimo due giorni di riprese” recitavano i contratti. Cachet che in realtà pagavano più che le scene la sua faccia nella locandina per attirare piubblico.
Sui set era sempre più difficile farlo recitare. Un auricolare gli suggeriva le battute ma lo sguardo vivo ormai aveva lasciato spazio a due occhi disorientati. Un uomo in declinio che stavano spremendo come un limone, le ultime gocce prima della scelta inevitabile.
Il ritiro dalle scene
Così due anni fa, tutta la sua incredibile famiglia allargata, completamente targata donna, scrive una lettera ai suoi fan. “Bruce sta male, si ritira”. Dami Moore e Emma Heming (prima e seconda moglia dell’attore) e le sue 5 figlie (le prime tre avute con la Moore e le ultime due con la Heming) si stringono attorno a quell’uomo che è stato la loro roccia per anni.
All’inizio si parla di afasia, perché Bruce fa fatica a parlare, non riesce a comporre frasi di senso compiuto. Poi la diagnosi arriva, terribile e incurabile Demenza Frontotemporale. Una malattia neurologica degenerativa, diversa dall’Alzhimer. Non esiste un trattamento se non la pazienza e l’attesa.
La famiglia si stringe tutta, va a vivere sotto lo stesso tetto per tutto il periodo del covid, condivide ogni passaggio della malattia sui social. Di FTD ce ne sono di vario tipo, alcune colpiscono la personalità, alcune la motricità. Quella di Bruce ha colpito la parte del cervello che determina il linguaggio e le capacità di comunicazione.
Dall’Italia una scoperta incoraggiante
Si è concluso da poco a Firenze, guidato da Giacomo Koch professore di Fisiologia all’università di Ferrara e direttore del Laboratorio di Neuropsicofisiologia sperimentale della Fondazione Santa Lucia di Roma, uno studio sulla malattia che ha colpito Bruce Willis. Cinquanta pazienti sono stati trattati con una particolare molecola che attualmente è già in commercio sotto forma di antifiammatorio neuroprotettivo. I risultati sono incoraggiati e tra qualche mese verrannno pubblicati.
Intanto che si attende una cura mogli e figlie continuano a tenere aggiornati i fan. A volte è dura, a volte si crolla, ma insieme ci si rialza.
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